Enci News:Caudotomia (Tratto dal sito dell'ENCI)
Data di pubblicazione: 12 settembre 2011
Con nuova Ordinanza del 4.8.11, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 8.9.11 e pertanto attualmente in vigore, il Ministero della Salute integra l’ordinanza del 22.3.2011 (G.U. 13.5.11)
stabilendo che il divieto di esposizione di animali sottoposti a “interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia di un cane e non finalizzati a scopi curativi” riguarda
l’esposizione “ai fini di vendita” (art. 1).
Il Ministero della Salute ha dunque ritenuto necessario individuare l’esatta delimitazione del divieto di esposizione. Non trattandosi di esposizioni ai fini di vendita, le manifestazioni
cinotecniche riconosciute dall’ENCI, realizzate allo scopo di valutare le qualità estetiche dei soggetti secondo gli standard FCI di riferimento, rientrano a pieno nel quadro di riferimento
tracciato dall’integrazione sopra menzionata. L’ENCI intende ringraziare tutti coloro che hanno compreso le motivazioni della cinofilia ufficiale.
L'ENCI sottolinea inoltre ai comitati organizzatori l'articolo 2 della nuova Ordinanza con il quale si specifica che "gli organizzatori dell'esposizione non finalizzata alla vendita sono
tenuti ad affiggere nelle aree espositive le prescrizioni dell'ordinanza ministeriale 3 marzo 2009, e successive modificazioni, come da ultimo modificata nell'articolo 1 della presente
ordinanza".
Il Presidente
Francesco Balducci
Negli ultimi giorni è circolata più volte, in rete, copia della sentenza del TAR che accoglieva la domanda di sospensione dell’Ordinanza Martini, quella che vietava il taglio di orecchie e code
per finalità estetiche, con una motivazione quantomeno incomprensibile (suona più o meno come “la sospendiamo perché ci hanno chiesto di sospenderla”: per leggere il documento del TAR cliccate
qui).
Ma perché, proprio adesso, tutti si scapicollano a ricordare questa sospensiva?
Il motivo è molto semplice: il primo novembre entra in vigore la Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia, approvata a Strasburgo il 13 novembre 1987 (sì, sono stati velocissimi a metterla in pratica…) e pienamente accolta anche dall’Italia, che, all’art.10, recita così:
1. Gli interventi chirurgici destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia, o finalizzati ad altri scopi non curativi debbono essere vietati, in particolare:
a) il taglio della coda;
b) il taglio delle orecchie;
c) la recisione delle corde vocali;
d) l’esportazione delle unghie e dei denti.
2. Saranno autorizzate eccezioni a tale divieto solamente:
a) se un veterinario considera un intervento non curativo necessario sia per ragioni di medicina veterinaria, sia nell’interesse di un determinato animale;
b) per impedire la riproduzione.
3. a) gli interventi nel corso dei quali l’animale proverà o sarà suscettibile di provare forti dolori debbono essere effettuati solamente in anestesia e da un veterinario o sotto il suo controllo;
b) gli interventi che non richiedono anestesia possono essere praticati da una persona competente in conformità con la legislazione nazionale.
Quindi c’è poco spazio per le interpretazioni fantasiose: dal primo novembre sarà finalmente VIETATO tagliare orecchie e code, a tutti gli effetti, e chi contravverrà a questa regola incorrerà nel reato di maltrattamento di animali, punito dall’articolo 544-ter del Codice penale con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro (che è ancora pochissimo, ma sempre meglio di niente).
Appare quantomeno patetico il tentativo del Clan dei Tagliatori – quasi tutti cacciatori, capitanati dal ministro Fazio – di sbandierare la sospensiva del TAR, come se essa potesse annullare la Convenzione europea.
In realtà è esattamente il contrario.
Tra le motivazioni che hanno portato alla sospensiva vi è infatti quella secondo cui il provvedimento ministeriale “incide su una materia che appare disciplinata dalla Convenzione di Strasburgo“.
In altre parole, il TAR ha detto: “Va bene, visto che ce lo chiedete sospendiamo… intanto il 1° novembre 2011 entra in vigore la Convenzione e tutto il resto viene automaticamente a decadere”.
La verità è che tutto il boicottaggio che il ministro Fazio ha messo in atto contro l’ordinanza Martini passerà in secondo piano di fronte alla decisione unanime dell’Europa. E meno male, visto che al ministro ben poco sembra importare del benessere degli animali, mentre moltissimo gli importa dei consensi politici che gli vengono dalle lobby venatorie e dallo stesso ENCI, nato da cacciatori e sempre e solo schierato a favore dei cacciatori.
Lo dimostra il fatto che il Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale, un organo dello stesso ministro, avesse prodotto il parere che potete leggere cliccando qui, e che porta diverse evidenze scientifiche del fatto che il taglio della coda è doloroso (certo, ci voleva chissà che studio…comunque gli studi sono stati fatti e hanno dimostrato che i cuccioli soffrono). Dello stesso identico parere si era detta la Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani.
Il ministro Fazio, invece (sollecitato dagli amici cacciatori) ha presentato un pronunciamento della IV sezione del Consiglio Superiore di Sanità (formato da tre medici, un giornalista e due veterinari), a favore del taglio della coda.
Curiosamente, ma MOLTO curiosamente, uno di questi due veterinari è il prof. Massimo Castagnaro, che – come si legge sul sito della LAV -
“meno di un anno e mezzo prima del citato pronunciamento come relatore scriveva allo stesso Ministero della Salute che “numerose evidenze scientifiche indicano che la caudotomia preventiva è una pratica che porta dolore e stress negli animali in giovane età e la possibilità di ulteriori problemi sanitari in età più avanzata. A fronte di ciò, non sono sostanziate da evidenze scientifiche le argomentazioni che sostengono l’efficacia preventiva della caudotomia effettuta in giovane età in specifiche razze canine”.
Chissà dove sono finite tutte queste le evidenze scientifiche, quando il professore ha firmato il pronunciamento pro-taglio…
Appare evidente, per l’ennesima volta, che la nostra classe politica non ha la più pallida idea di quello che fa e che si limita a prendere sempre per buono l’ultimo che parla, anche se parla in modo diametralmente opposto alle sue stesse dichiarazioni di poco tempo prima: d’altronde Berlusconi ci ha abituati all’idea che cambiare idea come banderuole sia normale (vedi le sue dichiarazioni di ieri sull’EURO, che si è già rimangiato da cima a fondo), quindi ormai dire “tutto e il contrario di tutto” è diventata la norma, non certo l’eccezione.
Ma soprattutto è chiaro che alla nostra politica non importa assolutamente NIENTE di ciò che provano gli animali, ma solo di quanto l’argomento può fruttare loro politicamente ed economicamente.
Ormai, comunque, non è più il caso di fare disquisizioni scientifiche pro o contro: non è più l’ora di andare a fare le pulci su quanto i cuccioli soffrano, sulla possibilità o meno che certe razze, con la coda integra, possano “non piacere più” (tesi già ampiamente smontata dall’evidenza nelle razze tedesche, i cui Standard sono cambiati ormai da molti anni prevedendo l’integrità degli animali senza che ci fosse alcuna flessione nelle vendite) o sul fatto che certe razze da caccia possano ferirsi la coda cacciando su certi terreni: c’è una convenzione europea che detta le regole, quindi non resta che rispettarle, piacciano o meno. A Fazio, ai cacciatori, agli allevatori (soprattutto di cani da caccia e di dobermann) che dovranno fare la gran fatica di selezionare code corrette (certo, tagliarle era più comodo…) e a chiunque altro.
Neanch’io sono entusiasta del fatto di dovermi mettere le cinture ogni volta che faccio dieci metri in macchina: però me le metto, perché è obbligatorio e perché, se si vive in una società civile, le regole vanno rispettate.
A fronte di tutto questo, qualsiasi buon cittadino civile non potrà che:
a) rispettare la normativa vigente, che dal primo novembre sarà il DIVIETO ASSOLUTO DI TAGLIARE CODE E ORECCHIE;
b) denunciare immediatamente qualsiasi taglio non necessario di cui venga a conoscenza, poiché rientra nel reato di maltrattamento di animali.
Non resta che augurarsi che gli stessi Giudici ENCI, ma anche quei cacciatori che si definiscono veri cinofili - e cioè amanti dei CANI, in senso letterale – non soltanto si attengano strettamente alla convenzione europea, ma siano i primi a denunciarne le violazioni.
In caso contrario saranno complici del maltrattamento, perché chiunque non denunci un reato di cui viene a conoscenza non è “uno che si fa i fatti suoi”: è un omertoso e – come tale - complice di quel reato.
Tratto dal sito www.tipresentoilcane.com
Il ministero della Salute si rimangia la decisione presa con il divieto di amputazioni a scopi estetici e va contro l’ordinanza del sottosegretario con delega al benessere animale Francesca
Matrtini, che prevede “il bando di interventi chirurgici destinati a modificare la morfologia o non finalizzati a scopi curativi” e vieta “vendita, esposizione e commercializzazione” degli
esemplari menomati.
Infatti, in risposta ad una richiesta di chiarimento sulla legge del 2010, che vietava le mutilazioni, i tecnici di Ferruccio Fazio hanno spiegato in una circolare che “sussiste la
possibilità di eseguire in via eccezionale interventi chirurgici non curativi ritenuti necessari sia per ragioni di medicina veterinaria sia nell’interesse dell’animale”. E fa diretto
riferimento ai “cani impegnati in talune attività da lavoro nonché di natura sportivo-venatoria spesso espletate in zone di fitta vegetazione che comportando elevato impegno motorio espongono
l’animale a rischio fratture, ferite o lacerazioni della coda”.
I veterinari comunque dovranno motivare il taglio, che non potrà essere effettuato oltre la prima settimana di vita dell’animale e dovrà sempre essere fatto sotto anestesia.
A parte il fatto che sarebbe opportuno spiegare a quale tpo di anestesia si presume di sottoporre un cucciolo che ha meno di una settimana (speriamo non si tratti di anestesia generale, che
potrebbe causare una moria di cuccioli dall’apparato respiratorio non sufficientemente sviluppato per sopportarla), è evidente che ancora una volta la lobby dei cacciatori ha avuto buon gioco
nell’imporre le sue richieste, che sicuramente NON sono motivate dal presunto “benessere degli animali” ma sono legate alle difficoltà di allevare soggetti con code esteticamente gradevoli
nelle razze che sono state amputate per secoli, e nelle quali quindi non si è mai effettuata alcuna selezione sulla coda.
Il fatto che i cani da caccia entrino in “zone di fitta vegetazione”, infatti, non spiega perché allora non si amputino tutte le razze: i setter, forse, non entrano nella vegetazione? E perché,
allora, hanno la coda integra?
Perché hanno il pelo lungo a proteggerla, si risponderà. E allora i pointer?
Se si tiene tanto alla salute e al benessere del proprio cane, la soluzione è molto semplice: non si va a caccia in zone dalla vegetazione troppo fitta.
Meglio ancora, dal nostro punto di vista, se non si andasse a caccia e basta: ma ammettendo pure che qualcuno possa ancora trovare divertimento e diletto nello sparare a animali indifesi…appare
evidente che un cane in “trance venatoria”, che si infila a testa bassa nella vegetazione più fitta e/o nel sottobosco pur di seguire la traccia, senza neppure accorgersi se si ferisce con spine
e simili, non si ferirà certamente solo la coda. Riporterà le stesse ferite sul muso, sul corpo, sulle zampe.
Perché, allora, non gli tagliamo via tutto?
La coda, oltre ad essere fondamentale nel movimento, è un mezzo espressivo di vitale importanza per il cane: tagliargliela equivale a rendere una persona muta.
Ne vale davvero la pena, per presunte “esigenze venatorie”?
Se si amano i cani, si evita loro di dover affrontare situazioni a rischio: PUNTO.
Se si ama solo la caccia, allora non si trovino stupide scuse per giustificare una richiesta che va contro ogni elementare regola del buon senso, dell’etologia, della cinofilia. E che, nell’anno
di grazia 2011, avrebbe dovuto essere respinta con un secco “SCORDATEVELO”.
Invece è stata accettata, perché i cacciatori vengono ancora visti come un grande serbatoio di voti.
Peccato che a molti ministri sfugga il fatto che l’80% degli italiani, ormai, è CONTRARIO ALLA CACCIA.
E votano anche loro.
Intanto Carla Rocchi, presidente dell’Ente protezione animali (Enpa), ha invitato i veterinari a fare obiezione di coscienza: richiesta corretta, se non fosse una guerra tra poveri. Perché si
dovrebbe chiedere a un professionista di inimicarsi una fetta della sua clientela, scaricando su di lui una responsabilità che invece è governativa?
E’ corretto, semmai (come ha fatto effettivamente la Rocchi), chiedere ai veterinari che si esprimano contro la circolare: che è anche ciò che dovrebbero fare – subito – TUTTI i cittadini
contrari alla caccia e contrari alle amputazioni “di comodo".
Tratto dal sito www.tipresentoilcane.com