Vaccinazioni Wsava

Da: Vetpedia.it

Linee Guida WSAVA per la vaccinazione del cane

Disciplina:  Malattie infettive   Specie:  Cane

Il presente documento è stato sviluppato dal gruppo di studio per le linee guida vaccinali (Vaccination Guidelines Group,  VGG) della WSAVA per aiutare il clinico nella scelta del protocollo  vaccinale appropriato per il paziente, canino o felino, sulla base della  valutazione dei rischi. Le raccomandazioni contenute si basano  sull’evidenza scientifica così come sul consenso di un gruppo  multidisciplinare di esperti di immunologia, malattie infettive e  medicina interna. Questo documento costituisce adattamento e  integrazione del testo originale. Per semplificare la lettura, il  documento originale è stato suddiviso in 2 parti: una prima parte  contenente le linee guida per la vaccinazione del cane e una seconda  parte che riguarda invece il paziente felino.

Il gruppo di studio per le linee guida  vaccinali (VGG) della WSAVA si è riunito per stilare delle linee guida  per la vaccinazione del cane e del gatto che fossero applicabili a  livello mondiale. Il presente documento fornisce una versione aggiornata  e ampliata di queste linee guida internazionali per la vaccinazione  degli animali da compagnia, e riporta l’evidenza scientifica in base  alla quale sono state fatte le diverse raccomandazioni. Il VGG riconosce  che il possedere animali da compagnia è soggetto a significative  variazioni per quanto riguarda la pratica e i costi associati nelle  diverse parti del mondo, e che le raccomandazioni per la vaccinazione  che si possono applicare in un determinato Paese sviluppato possono  risultare invece inapplicabili in un Paese in via di sviluppo. Queste  linee guida non sono delle “tavole della legge” obbligatorie, ma  piuttosto devono essere utilizzate dalle associazioni nazionali e dai  singoli veterinari liberi professionisti per preparare dei programmi  vaccinali adatti alla situazione locale. Tuttavia, il VGG raccomanda  caldamente che, quando possibile, TUTTI i cani e TUTTI i gatti  beneficino della vaccinazione. Questa non protegge solo il singolo  animale, ma fornisce un’ottima “immunità di popolazione” che minimizza  la possibilità di epidemie di malattie infettive.

Con questo scenario in mente, il VGG ha definito “vaccini core”  quelli che TUTTI i cani e TUTTI i gatti dovrebbero ricevere  indipendentemente dalle circostanze o dalla localizzazione geografica. I  vaccini core proteggono gli animali da malattie gravi e potenzialmente  fatali che hanno una distribuzione mondiale. I vaccini core per il cane  sono quelli che proteggono contro il virus del cimurro (Canine Distemper Virus, CDV), l’adenovirus canino (Canine Adenovirus, CAV) e le varianti del parvovirus canino di tipo 2 (Canine Parvovirus 2,  CPV-2). Nelle aree del mondo dove il virus della rabbia è endemico, la  vaccinazione contro questo agente deve essere considerata core per  entrambe le specie, anche se non richiesto dalla normativa vigente.

Il VGG riconosce che gli anticorpi di derivazione materna (Maternally Derived Antibody,  MDA) interferiscono in modo significativo con l’efficacia della maggior  parte dei vaccini core attualmente disponibili somministrati  precocemente ai cuccioli. Dal momento che il livello di MDA varia in  modo significativo tra le nidiate, il VGG raccomanda la somministrazione  di dosi multiple di vaccini core ai cuccioli e ai gattini, con l’ultima  dose a 16 settimane di età o più, e quindi un richiamo a 6 o a 12 mesi  di età. In situazioni culturali o economiche dove un animale da  compagnia può permettersi solo il beneficio di una singola vaccinazione,  questa deve essere eseguita con vaccini core a 16 settimane di età o  più.

Il VGG sostiene l’uso di semplici test ambulatoriali per determinare la sieroconversione verso le componenti dei vaccini core (CDV, CAV, CPV-2) dopo la vaccinazione, per determinare la  sieroprotezione in cani e gatti adulti e per la gestione di epidemie di  malattie infettive in canili e gattili. I vaccini non dovrebbero essere  somministrati se non ce n’è bisogno. I vaccini core dovrebbero essere  somministrati ogni 3 anni (e non più spesso) dopo il richiamo a 6 o 12  mesi di età a completamento della prima serie vaccinale di cuccioli e  gattini, poiché la durata dell’immunità (Duration Of Immunity, DOI) è di  molti anni e può durare anche per tutta la vita dell’animale.

Il VGG ha definito “vaccini non-core”  quelli che sono richiesti solo per gli animali che, per localizzazione  geografica, ambiente locale o stile di vita, sono a rischio di contrarre  determinate infezioni. Il VGG ha anche classificato alcuni vaccini come  “non raccomandati” (quando vi è un’insufficiente evidenza scientifica  che ne giustifichi l’uso) e non ha considerato diversi prodotti minori  che hanno un’applicazione o una disponibilità geograficamente ristretta.  Il VGG supporta fortemente il concetto di visite di controllo regolari  (in genere annuali), che tolgano enfasi alla rivaccinazione annuale e  all’aspettativa del cliente per tale pratica. La visita di controllo  annuale può anche corrispondere alla somministrazione di determinati  vaccini non-core che devono essere somministrati ogni anno, dato che la DOI di questi prodotti è in genere di 1 anno.

Il VGG ha considerato l’uso di vaccini  in rifugi per cani e gatti, ancora una volta riconoscendo le particolari  circostanze e le ristrettezze economiche che spesso caratterizzano  queste strutture. Le linee guida minime del VGG in un canile o in un  gattile sono semplici: tutti i cani e i gatti che entrano in tali  strutture dovrebbero essere vaccinati prima o al momento dell’entrata  con i vaccini core. Quando le finanze lo permettono, i vaccini core dovrebbero essere ripetuti come suggerito nelle linee guida e dovrebbero essere inclusi vaccini non-core contro malattie respiratorie.

Il VGG riconosce l’importanza dei  sistemi di segnalazione delle reazioni avverse (farmacovigilanza), ma è  consapevole che questi sono variabilmente sviluppati nei diversi Paesi.  Quando possibile, i veterinari dovrebbero essere attivamente  incoraggiati a riportare tutte le possibili reazioni avverse al  produttore e/o all’autorità competente per ampliare le conoscenze di  base che spingono lo sviluppo di vaccini con una sicurezza migliore.

Questi concetti fondamentali proposti  dal VGG possono essere riassunti nella frase seguente: "dobbiamo puntare  a vaccinare ogni animale con i vaccini core. I vaccini non-core non devono essere somministrati più spesso di quanto ritenuto necessario".

INTRODUZIONE

Le prime linee guida della WSAVA sono  state pubblicate nel 2007 (Day et al. 2007) e quindi aggiornate nel 2010  (Day et al. 2010) con un documento di accompagnamento stilato per i  proprietari e per gli allevatori di cani e gatti. Il formato e gran  parte del contenuto di questa revisione del 2015 rimangono simili a  quelli delle linee guida pubblicate nel 2010; tuttavia, gli specifici  cambiamenti apportati a questo documento includono:

Maggiore attenzione a dimostrare un approccio basato sull’evidenza scientifica (evidence-based) delle raccomandazioni della WSAVA.

Cambiamenti nelle raccomandazioni relative alla tempistica delle vaccinazioni core di cuccioli e gattini per tenere in considerazione i nuovi dati di persistenza degli MDA in questi animali.

Cambiamenti nella raccomandazione di un richiamo vaccinale a 12 mesi  per cuccioli e gattini per dare la possibilità di ridurre questo  intervallo a 6 mesi (26 settimane) di età.

Integrazione di informazioni sui nuovi vaccini disponibili (es.,  vaccino orale per Bordetella bronchiseptica per il cane, vaccino FCV  contenente 2 ceppi virali e vaccini contenenti diversi sierogruppi di  Leptospira).

Modificazione della tempistica delle vaccinazioni core di cuccioli e gattini in canili e gattili.

Estesa discussione sull’uso di test sierologici ambulatoriali per la  titolazione degli anticorpi specifici per gli antigeni dei vaccini  core, inclusa l’applicazione di questi test per la gestione di epidemie  di malattie infettive nei rifugi.

Aggiornamento delle schede VGG delle malattie e ampliamento della  lista delle domande frequenti (vedi documento originale, Day et al.  2016)

MEDICINA VETERINARIA BASATA SULL’EVIDENZA (EVIDENCE-BASED VETERINARY MEDICINE)

Il concetto di medicina veterinaria  basata sull’evidenza (Evidence-Based Veterinary Medicine, EBVM) è  diventato sempre più importante dalla pubblicazione delle prime linee  guida vaccinali della WSAVA nel 2007. Per l’attuale aggiornamento delle  linee guida vaccinali mondiali della WSAVA, il VGG ha puntato ad  adottare un approccio più chiaro basato sull’evidenza scientifica, in  modo tale che i veterinari siano messi al corrente della natura  dell’evidenza che sostiene le raccomandazioni fatte. Di conseguenza, il  documento ha più voci bibliografiche delle precedenti edizioni delle  linee guida. Inoltre, il VGG voleva applicare una classifica delle  evidenze a supporto, ma ha ritenuto che gli schemi attualmente usati  fossero scarsamente applicabili all’area specialistica della  vaccinologia. Per questo motivo, il VGG ha sviluppato una propria  classificazione EBVM, proponendo 4 livelli di evidenza relativi agli  studi sulla vaccinazione degli animali da compagnia. Questi sono:

Categoria 1: una raccomandazione supportata da una  pubblicazione scientifica peer-reviewed di dati sperimentali o di campo.  L’evidenza di questa categoria potrebbe ancora essere di qualità  scientifica variabile malgrado la revisione analitica, poiché il  processo “peer-review” (revisione paritaria con valutazione esperta  eseguita da specialisti del settore, NdT) non è conforme a uno standard  universale.

Categoria 2: una raccomandazione supportata da  studi non pubblicati e riservati dal punto di vista commerciale,  sottoposti come parte della documentazione presentata per l’immissione  in commercio di vaccini veterinari. Il presupposto di questo livello di  evidenza è che l’informazione che appare nei foglietti illustrativi dei  prodotti in commercio ha subìto una revisione competente da parte delle  autorità di regolamentazione.

Categoria 3: una raccomandazione supportata da dati  sperimentali o di campo commerciali o indipendenti che non sono stati  pubblicati in una rivista scientifica peer-reviewed o che non  sono stati inclusi nella documentazione presentata per l’immissione in  commercio e quindi soggetti a un esame minuzioso da parte delle autorità  competenti.

Categoria 4: una raccomandazione non supportata da  dati sperimentali o di campo, ma derivata dalla conoscenza dei “princìpi  fondamentali” della microbiologia e dell’immunologia o supportata  dall’opinione ampiamente diffusa di esperti.

In tutto questo documento, le  affermazioni possono essere seguite da un “qualificatore” [EB1], [EB2],  [EB3] o [EB4] che fa riferimento a una delle categorie (1, 2, 3 o 4)  dell’evidence-base. Ogni volta che viene usato un qualificatore, è riportato solo il livello più elevato di evidenza disponibile.

LO SCOPO DELLE LINEE GUIDA

Queste linee guida WSAVA per la  vaccinazione NON servono come un insieme di regole applicabili a livello  mondiale per la somministrazione di vaccini ai cani e ai gatti. Al  contrario, queste linee guida sono state stilate per fornire alle  associazioni nazionali di veterinari per piccoli animali e ai membri  della WSAVA dei consigli scientifici aggiornati e le nozioni migliori  legate alla pratica della vaccinazione. È compito delle associazioni  nazionali o dei singoli liberi professionisti leggere, discutere e  adattare queste linee guida alle proprie particolari situazioni  pratiche. Queste linee guida non sono prescrittive: ad esempio, è del  tutto possibile che quello che potrebbe essere considerato un vaccino non-core in molti Paesi o in particolari regioni geografiche possa invece essere usato come vaccino core da un’altra parte.

I veterinari sono a volte spaventati che  le raccomandazioni delle linee guida siano contrarie a quanto riportato  nei foglietti illustrativi di un prodotto e temono quindi che se  adottano le raccomandazioni delle linee guida aprono la porta a un  possibile contenzioso. La netta differenza tra un foglietto illustrativo  e un documento di linee guida è stata chiaramente discussa da Thiry e  Horzinek (2007).

Il foglietto illustrativo è un documento  che è parte integrante del processo di registrazione di uno specifico  vaccino. Un foglietto illustrativo fornirà dettagli su qualità,  sicurezza ed efficacia di un prodotto e, nel caso dei vaccini,  descriverà la durata dell’immunità (Duration Of Immunity, DOI)  minima di quel prodotto. La DOI si basa su evidenze sperimentali (cioè  per quanto tempo dopo la vaccinazione un animale è protetto  dall’infezione o dalla malattia, tempo determinato mediante infezione  sperimentale con un agente infettivo virulento), rappresenta un valore  minimo e non necessariamente riflette la reale DOI di un vaccino. La  maggior parte dei vaccini core per animali da compagnia, fino a  poco tempo fa, aveva una DOI minima di 1 anno e supportava la  raccomandazione di rivaccinare ogni anno. Più recentemente, molti di  questi stessi prodotti sono stati approvati con una DOI minima di 3 (o a  volte 4) anni. Infatti, in molti Paesi la maggior parte dei vaccini  core MLV è ora autorizzata per richiami triennali in animali adulti.  Tuttavia, ci sono molti altri Paesi dove gli stessi identici prodotti  hanno ancora una DOI minima di 1 anno: questo semplicemente perché  l’azienda produttrice non ha richiesto un cambiamento nelle  raccomandazioni del foglietto illustrativo del prodotto o perché le  autorità competenti nazionali non le hanno permesso tale cambiamento.  Questa sfortunata situazione è responsabile della confusione tra i  veterinari di quei Paesi. Prima di tutto, bisogna ricordare che anche la  registrazione dei 3 anni è una DOI minima per i vaccini core,  ed è probabile che per la maggior parte di questi la vera DOI sia  considerevolmente più lunga (se non addirittura per tutta la vita) per  la maggior parte dei vaccinati.

Quindi, rimarranno dei casi dove le  linee guida raccomanderanno richiami triennali o meno frequenti, ma  tutti i prodotti disponibili in una determinata nazione avranno  un’autorizzazione per una DOI di 1 anno. In questo caso, il veterinario  può usare un vaccino in accordo con le linee guida (e quindi con il  pensiero scientifico corrente) ottenendo dal proprietario il consenso  informato (e documentato) per questa “deviazione” dalle raccomandazioni  del produttore (uso “off-label”). I veterinari dovrebbero anche essere  consapevoli che gli informatori scientifici delle aziende continueranno a  sostenere che il veterinario deve rispettare le raccomandazioni  riportate nei foglietti illustrativi, come sono obbligati a fare dato  che questi documenti hanno superato la procedura di autorizzazione.

Un’ulteriore confusione può nascere  quando i veterinari confrontano le raccomandazioni date da diverse linee  guida. Ci sono, ad esempio, sottili differenze nelle raccomandazioni  fatte in diversi Paesi che riflettono differenze nelle opinioni di  gruppi di esperti locali, nella prevalenza di particolari malattie  infettive e negli stili di vita tipici degli animali da compagnia che  possono renderli più o meno esposti alle infezioni. Il VGG ha affrontato  la difficile sfida di trovare una soluzione intermedia tra le varie  linee guida nazionali o regionali. Le sue raccomandazioni cercano di  fornire una prospettiva equilibrata che tenga conto delle differenze  mondiali nel possedere degli animali da compagnia. In sintesi, i  veterinari dovrebbero sentirsi a proprio agio vaccinando in accordo con  gli schemi forniti in queste linee guida, ma dovrebbero anche fare un  controllo incrociato con le raccomandazioni locali, quando disponibili.  Quando le raccomandazioni del VGG differiscono da quelle riportate sui  foglietti illustrativi del prodotto, il veterinario deve essere certo di  ottenere dal cliente il consenso per poter usare il vaccino in accordo  con le raccomandazioni del VGG.

TIPI DI VACCINI

Prima di affrontare nello specifico le  linee guida vaccinali, è opportuno ricordare brevemente i tipi di  vaccini disponibili per gli animali da compagnia. I vaccini possono, in  maniera semplice, essere considerati “infettivi” o “non infettivi”.

La maggior parte dei vaccini infettivi  utilizzati nel cane e nel gatto contiene microrganismi che sono stati  attenuati per ridurne la virulenza (cioè vaccini a “virus vivi  modificati” o “Modified Live Virus” [MLV] o vaccini vivi  attenuati), ma questi microrganismi sono intatti e vitali e inducono  un’immunità causando una blanda infezione e replicandosi nell’animale,  senza però causare significativi danni ai tessuti né segni clinici di  malattia infettiva. I vaccini infettivi hanno il vantaggio di indurre  più efficacemente l’immunità in determinati siti anatomici importanti  quando somministrati per via parenterale e hanno più probabilità di  indurre una robusta immunità sia cellulo-mediata sia umorale  (anticorpo-mediata). Alcuni vaccini infettivi vengono somministrati  direttamente a livello mucosale (es., vaccini intranasali od orali) dove  sono anche più efficaci nell’indurre un’importante immunità mucosale  protettiva. Anche alcuni vaccini a vettore ricombinante (cioè un  microrganismo vettore vivo che trasporta del materiale genetico che  codifica per un antigene del patogeno bersaglio) possono essere  considerati “infettivi”; tuttavia, il microrganismo vettore non è  rilevante né patogeno per il cane o il gatto. Quando somministrato a un  animale che non ha anticorpi di derivazione materna (MDA), un vaccino  infettivo generalmente induce protezione con una singola dose.

I vaccini non infettivi (anche noti come  vaccini inattivati, uccisi o spenti, e comprendenti anche i vaccini a  subunità e quelli a DNA) contengono virus o altri microrganismi  inattivati ma antigenicamente intatti, oppure un antigene naturale o di  sintesi derivato dal microrganismo di interesse, oppure ancora il DNA  che può codificare per tale antigene. Gli agenti non infettivi sono  incapaci di infettare, replicarsi o causare danni o segni clinici di  malattia infettiva. Generalmente richiedono un adiuvante per aumentare  la loro potenza e in genere necessitano di dosi multiple (anche in un  animale adulto) per indurre protezione. I vaccini non infettivi sono  somministrati per via parenterale; possono avere minori probabilità di  indurre entrambi i tipi di immunità (cellulo-mediata e umorale) e  generalmente hanno una DOI più breve in confronto a quelli infettivi.

LINEE GUIDA PER LA VACCINAZIONE DEL CANE: VACCINAZIONE DI SINGOLI CANI

Protocollo di immunizzazione di base

Le linee guida e le raccomandazioni per i vaccini core (raccomandati), non-core (opzionali) e non raccomandati in medicina veterinaria generale per il cane sono riportate in Tabella 1.  Il VGG considera come core un vaccino che tutti i cani in tutto il  mondo devono ricevere, a intervalli raccomandati, allo scopo di fornire  una protezione per tutta la vita contro malattie infettive di importanza  globale. I vaccini core per il cane sono quelli che forniscono protezione contro le infezioni da virus del cimurro (Canine Distemper Virus, CDV), adenovirus canino (Canine Adenovirus, CAV; tipi 1 e 2) e parvovirus canino tipo 2 (Canine Parvovirus 2, CPV-2) e sue varianti. Il VGG riconosce che determinati Paesi identificheranno ulteriori vaccini come core. Un esempio particolare di un vaccino che può essere considerato core solo in alcune nazioni è quello contro il virus della rabbia. In  un’area geografica in cui questa infezione è endemica, tutti i cani  dovrebbero essere vaccinati di routine per la protezione della  popolazione sia animale sia umana. Il VGG appoggia con forza la  dichiarazione congiunta dell’One Health Committee della WSAVA e  dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE) che ha  l’obiettivo di eliminare la rabbia canina dalla faccia della Terra entro  il 2030 (Anon 2013b). In molti Paesi, la vaccinazione antirabbica viene  richiesta dalla normativa vigente, e in genere è necessaria anche per  la movimentazione internazionale degli animali da compagnia.

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I vaccini non-core sono quelli  da usare in base ai rischi geografici e di esposizione, allo stile di  vita dell’individuo e al rapporto rischio:beneficio (cioè, rischio di  non essere vaccinato e quindi suscettibile o rischio di essere vaccinato  e sviluppare una reazione avversa versus beneficio di essere protetto  dall’infezione in questione). I vaccini non raccomandati sono quelli per  i quali c’è una scarsa giustificazione scientifica (evidence base insufficiente) per il loro utilizzo.

Vaccinazione dei cuccioli e richiamo a 6 o 12 mesi

La maggior parte dei cuccioli è protetta  dagli MDA nelle prime settimane di vita. Nella maggior parte dei  cuccioli, l’immunità passiva scenderà a 8-12 settimane di età a un  livello tale da permettere l’immunizzazione attiva. I cuccioli con  scarsi MDA possono essere vulnerabili (e in grado di rispondere alla  vaccinazione) a un’età più precoce, mentre altri possono avere titoli di  MDA talmente elevati da non essere in grado di rispondere alla  vaccinazione fino a ≥12 settimane di età (Friedrich & Truyen 2000)  [EB1]. Non esiste quindi una regola unica per la vaccinazione primaria  (prima serie vaccinale) applicabile a tutte le possibili situazioni. La  raccomandazione del VGG è di iniziare con i vaccini core a 6-8 settimane, quindi ogni 2-4 settimane fino a 16 settimane di età o più. Quindi il numero di vaccinazioni core della prima serie del cucciolo sarà determinato dall’età alla quale si  inizia con la vaccinazione e dall’intervallo scelto tra una vaccinazione  a la successiva. Possibili protocolli sono riportati in Tabella 5. Con questa raccomandazione, quando la vaccinazione viene iniziata a 6 o 7 settimane di età, i vaccini core si somministreranno 4 volte a distanza di 4 settimane, ma ne saranno  richiesti solo 3 se la vaccinazione verrà iniziata a 8 o 9 settimane e  si manterrà lo stesso intervallo di 4 settimane.

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Per contro, molti foglietti illustrativi  dei vaccini continuano a raccomandare una serie iniziale di 2 sole  inoculazioni di vaccini core. Alcuni prodotti sono anche registrati con  la dicitura “fino a 10 settimane”, in modo tale che la seconda delle due  vaccinazioni venga somministrata a 10 settimane di età. La motivazione  di un protocollo di questo tipo è permettere una “socializzazione  precoce” dei cuccioli diminuendo nel contempo il rischio di malattie  infettive. Il VGG riconosce che la socializzazione precoce è essenziale  per lo sviluppo comportamentale dei cani (Korbelik et al. 2011, AVSAB  2008) [EB1]. Quando vengono applicati tali protocolli (cioè nelle puppy  classes [classi di educazione e socializzazione per cuccioli, NdT], è  necessario che il proprietario sia molto vigile - permettendo  un’esposizione limitata del suo cucciolo solo ad aree controllate e solo  ad altri cuccioli e adulti sani e completamente vaccinati. Il VGG  raccomanda, quando possibile, di somministrare al cucciolo l’ultima  vaccinazione della prima serie vaccinale con vaccini core a 16 settimane  di età o più [EB1].

Una parte integrante delle vaccinazioni  core dei cuccioli è il “richiamo” vaccinale, che tradizionalmente viene  eseguito a 12 mesi di età o dopo 12 mesi dall’ultima vaccinazione della  prima serie vaccinale del cucciolo. Lo scopo principale di questa  vaccinazione è quello di assicurare che si sviluppi una risposta  immunitaria protettiva in ogni cane che potrebbe non essere riuscito a  rispondere a una qualsiasi delle vaccinazioni core della prima  serie vaccinale, e non tanto di “richiamare” la risposta immunitaria. La  somministrazione di questo vaccino a 12 mesi di età probabilmente è  stata scelta storicamente come il momento più adatto per chiedere al  proprietario di tornare dal veterinario per una prima visita annuale di  controllo. Di conseguenza, se un cucciolo non ha risposto a una  qualsiasi delle vaccinazioni core della prima serie rimarrà  scoperto fino a quando non riceverà questa vaccinazione a 12 mesi.  Questo potrebbe spiegare lo sviluppo a meno di 12 mesi di età di alcune  malattie infettive (es., parvovirosi) in una certa percentuale di  cuccioli vaccinati. Il VGG ha rivalutato questa pratica e ora suggerisce  che i veterinari valutino se ridurre questa possibile finestra di  vulnerabilità anticipando questa vaccinazione da 52 (1 anno) a 26 (6  mesi) settimane di età (o in un qualsiasi momento tra le 26 e le 52  settimane di età; comunque, 26 settimane di età rappresentano un tempo  adatto). Questo richiederà che il proprietario capisca perfettamente il  perché di questa raccomandazione, in quanto, come indicato in Tabella 5,  adottare un protocollo di questo tipo significherà che la vaccinazione  di un cucciolo iniziata a 6 o 7 settimane potrà comportare fino a 5  visite veterinarie nei primi 6 mesi di vita. Per i vaccini core, dopo il “richiamo” a 26 settimane, la successiva vaccinazione core non sarà necessaria almeno per altri 3 anni. Questa nuova  raccomandazione di vaccinare a 6 mesi di età come alternativa alla  vaccinazione a circa 1 anno di età sicuramente non esclude, e non  preclude, la “prima visita di controllo annuale” a 1 anno o a 16 mesi.  Molti veterinari sono comprensibilmente desiderosi di controllare la  salute dei loro pazienti nel momento in cui questi raggiungono la  maturità scheletrica.

Rivaccinazione di cani adulti

I cani che hanno risposto alla  vaccinazione con vaccini core MLV mantengono una solida immunità  (memoria immunologica) per molti anni in assenza di qualsiasi richiamo  vaccinale (Bohm et al. 2004, Mouzin et al. 2004, Schultz 2006, Mitchell  et al. 2012) [EB1]. Dopo il richiamo a 26 o 52 settimane, le successive  vaccinazioni sono somministrate a intervalli di 3 anni o più. È  necessario sottolineare che la vaccinazione triennale dell’adulto  generalmente non si applica ai vaccini core inattivati (ad eccezione della rabbia) e neanche ai vaccini non-core,  in particolare a quelli che contengono antigeni batterici. Di  conseguenza, i prodotti contenenti Leptospira, Bordetella e Borrelia  (malattia di Lyme), ma anche le componenti che contengono il virus della  parainfluenza, richiedono richiami più frequenti per una protezione  affidabile (Ellis & Krakowka 2012, Klaasen et al. 2014, Ellis 2015,  Schuller et al. 2015) [EB1]. Quindi un cane adulto, in accordo con  queste linee guida, può ancora essere rivaccinato annualmente, ma le  componenti di queste vaccinazioni saranno diverse ogni anno.  Generalmente, i vaccini core sono ora somministrati ogni 3 anni, mentre i vaccini non-core scelti vengono somministrati ogni anno. Il VGG è consapevole che in  alcuni Paesi sono disponibili solo prodotti polivalenti contenenti una  combinazione di vaccini core e non-core. Il VGG incoraggia le aziende produttrici a fornire una gamma completa di vaccini monovalenti, o almeno a separare le valenze core da quelle non-core (Mitchell et al. 2012) quando possibile.

Un cane adulto che da cucciolo ha ricevuto la prima serie vaccinale completa di vaccini core,  incluso il richiamo a 26 o 52 settimane, ma che non è poi stato  rivaccinato con regolarità da adulto, ha bisogno solo di una singola  dose di vaccini core MLV per richiamare l’immunità (Mouzin et  al. 2004, Mitchell et al. 2012) [EB1]. Allo stesso modo, un cane adulto  adottato (o un cucciolo di più di 16 settimane) con anamnesi vaccinale  muta richiede solo una singola dose di vaccini core MLV per  dare il via a una risposta immunitaria protettiva. Molti foglietti  illustrativi dei vaccini consigliano in queste circostanze di ricorrere a  2 vaccinazioni (come in un cucciolo), ma questa pratica è  ingiustificata e contraria ai principi fondamentali dell’immunologia  [EB4]. Si ribadisce ancora che questo non è applicabile ai vaccini non-core, molti dei quali richiedono 2 dosi in un cane adulto.

Una precisazione deve essere fatta per i  vaccini contro la rabbia. Il VGG raccomanda che in tutti i Paesi dove  la rabbia è endemica, i veterinari raccomandino fortemente ai loro  clienti la vaccinazione dei cani, anche quando questa non è richiesta  dalla legge. Gli intervalli delle rivaccinazioni per la rabbia canina  sono spesso dettati dalla legge. I vaccini antirabbici inattivati  disponibili a livello internazionale erano inizialmente prodotti con una  DOI approvata di 1 anno e di conseguenza le rivaccinazioni erano  richieste ogni anno. Questi stessi prodotti riportano oggi in molti  Paesi la specifica di 3 anni, e la normativa è stata modificata per  incorporare questo cambiamento. Tuttavia, in alcuni Paesi l’obbligo  normativo è in contrasto con quanto riportato nel vaccino, mentre in  altri non sono cambiate né le licenze dei vaccini né la normativa. In  Europa il Regolamento UE n. 576/2013 sancisce che il periodo di validità  della vaccinazione antirabbica dipende da quanto specificato nei  foglietti illustrativi dei singoli vaccini utilizzati (NdT). Per finire,  alcune nazioni hanno anche dei vaccini antirabbici prodotti localmente  con una DOI di 1 anno che molto probabilmente non può essere estesa in  totale sicurezza a 3 anni.

Test sierologici per monitorare l’immunità nei confronti dei vaccini per il cane

Dalla pubblicazione delle linee guida  del 2010 ci sono stati molti progressi nella disponibilità di test  sierologici rapidi e semplici (kit ambulatoriali “in-clinics”) che  possono valutare la presenza di anticorpi protettivi specifici per CDV,  CAV e CPV-2 nei singoli cani. Questi kit commerciali sono un complemento  delle analisi di laboratorio tradizionali (cioè sieroneutralizzazione e  inibizione dell’emoagglutinazione) che rimangono i “gold standard” dei  test sierologici. Sono oggi disponibili dei kit commerciali, che sono  stati applicati e validati in ambulatori veterinari e in ambienti di  canili (Gray et al. 2012, Litster et al. 2012) [EB1]. Questi kit hanno  successo tra i veterinari che vogliono offrire ai loro clienti  un’alternativa alla rivaccinazione di routine con i vaccini core a intervalli di 3 anni, ma rimangono per ora relativamente cari e  sfortunatamente, al momento, un test costa più di una dose di vaccino.

Un risultato negativo al test indica che  il cane ha scarsi o nulli anticorpi, e quindi la rivaccinazione è  raccomandata. Alcuni cani sieronegativi di fatto sono immuni (falsi  negativi) e la loro rivaccinazione sarebbe inutile dato che avrebbero  una risposta anamnestica rapida e notevole alla vaccinazione (Mouzin et  al. 2004). Tuttavia, questi cani non possono essere rilevati agevolmente  e un animale con un risultato negativo, indipendentemente dal test  usato, dovrebbe essere considerato privo di anticorpi e quindi  potenzialmente suscettibile alle infezioni. Per contro, un risultato  positivo al test dovrebbe portare alla conclusione che la rivaccinazione  non è richiesta.

Il monitoraggio degli anticorpi sierici  specifici per la rabbia canina in genere non è usato per stabilire se è  necessaria una rivaccinazione, in quanto è obbligatorio per legge. La  titolazione anticorpale che valuta la protezione contro la rabbia  (titolo protettivo ≥0,5 UI/ml) è richiesta per la movimentazione  internazionale degli animali (ma solo da alcuni Paesi, NdT). Tale  titolazione è svolta esclusivamente da laboratori di referenza  autorizzati (in Italia rappresentati dagli IZS delle Venezie,  dell’Abruzzo e del Molise, e del Lazio e della Toscana, NdT).

I test sierologici per CDV, CAV e CPV-2  hanno applicazione per determinare un’immunità protettiva nel cucciolo,  per stabilire gli intervalli di rivaccinazione nei cani adulti e per la  gestione di focolai di malattie infettive nei canili.

Un proprietario scrupoloso può  desiderare la conferma che il suo cucciolo è protetto dopo la prima  serie vaccinale quando questa viene completata a 16 settimane o più (Figura 1).  A questo scopo può essere testato un campione di siero prelevato almeno  4 settimane dopo l’ultima vaccinazione. Questo intervallo assicurerà  che gli MDA non siano più presenti e che anche i cuccioli “slow  responder” abbiano sieroconvertito. Un cucciolo sieropositivo potrebbe  non richiedere il richiamo a 26 o 52 settimane e ricevere la successiva  vaccinazione core 3 anni dopo. Cuccioli sieronegativi dovrebbero essere  rivaccinati e ritestati. Se il cucciolo risulta ancora negativo,  dovrebbe essere considerato un “non-responder” che forse non è in grado  di sviluppare un’immunità protettiva. Il test anticorpale è oggi l’unico  metodo pratico per assicurarsi che il sistema immunitario del cucciolo  abbia riconosciuto l’antigene vaccinale.

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I vaccini possono non avere successo nell’indurre un’immunità protettiva in un cucciolo per diverse ragioni:

(1) Gli MDA neutralizzano il virus  vaccinale: questa è la causa più comune di insuccesso vaccinale.  Tuttavia, quando l’ultima dose di vaccino viene somministrata a 16  settimane di età o più, gli MDA saranno scesi a un livello basso  (Friedrich & Truyen 2000) [EB1] e nella maggior parte dei cuccioli  l’immunizzazione attiva avrà successo.

(2) Il vaccino è scarsamente immunogeno:  la scarsa immunogenicità può riflettere un range di fattori, dalla fase  di allestimento e produzione del vaccino alla somministrazione  all’animale. Ad esempio, il ceppo virale, i suoi passaggi o errori di  produzione di un particolare lotto di prodotto possono essere una causa  di insuccesso vaccinale. In realtà, questi effetti raramente interessano  i vaccini prodotti da grandi aziende ben collaudate che  commercializzano i loro vaccini su scala internazionale. Questi  produttori devono rispettare quanto stabilito dalle agenzie regolatorie  governative in materia di potenza dei singoli lotti da testare prima  dell’immissione in commercio. Fattori post- commercializzazione quali  scorretto trasporto o conservazione (interruzione della catena del  freddo) e scorretta manipolazione del vaccino (uso di un disinfettante)  nella pratica possono portare a inattivazione di un prodotto MLV. Il VGG  ha riconosciuto che una “gestione attenta del vaccino” rimane un  problema in molti Paesi e ha incluso delle semplici linee guida in Tabella 6.

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(3) L’animale è un “poor responder”  (il suo sistema immunitario non riesce di per sé a riconoscere gli  antigeni vaccinali): se un animale non è in grado di montare una  risposta anticorpale dopo vaccinazioni ripetute, dovrebbe essere  considerato un non-responder genetico. Dato che in altre specie  la mancata risposta immunitaria è controllata geneticamente, alcune  razze canine sono state sospettate di essere dei poor responder.  Si è pensato (ma non è stato dimostrato) che l’alta suscettibilità al  CPV-2 riconosciuta in alcuni Rottweiler e Dobermann negli anni ’80  (indipendentemente dalla storia vaccinale) fosse in parte correlata a  un’alta prevalenza di non-responder (Houston et al. 1994) [EB4]. Oggi negli USA queste due razze sembrano non avere un numero di non-responder al CPV-2 maggiore di altre razze, forse perché i portatori di tale caratteristica genetica sono morti di parvovirosi.

Test sierologici per determinare la durata dell’immunità (Duration Of Immunity, DOI)

I test anticorpali possono essere usati per dimostrare la DOI dopo vaccinazione con vaccini core.  È noto che una grande maggioranza di cani mantiene anticorpi protettivi  contro CDV, CPV-2, CAV-1 e CAV-2 per molti anni, e molti studi  sperimentali supportano questa osservazione (Bohm et al. 2004, Mouzin et  al. 2004, Schultz 2006, Mitchell et al. 2012) [EB1]. Di conseguenza, in  assenza di anticorpi (indipendentemente dal test sierologico  utilizzato) il cane dovrebbe essere rivaccinato, a meno che non esista  una ragione medica per non farlo, anche se alcuni saranno protetti dalla  memoria immunologica.

Le determinazioni anticorpali verso  altre componenti vaccinali hanno un valore limitato o nullo dovuto alla  breve persistenza di tali anticorpi (es., prodotti contenenti  Leptospira) o all’assenza di correlazione tra anticorpi sierici e  protezione (es., Leptospira e parainfluenza canina) (Hartman et al.  1984, Klaasen et al. 2003, Ellis & Krakowka 2012, Martin et al.  2014) [EB1].

Il VGG riconosce che al momento questi  test sierologici potrebbero essere un po’ cari. Tuttavia, i principi di  “medicina veterinaria basata sull’evidenza” suggeriscono che testare lo  stato anticorpale (in cuccioli e adulti) è una pratica migliore del  somministrare semplicemente un richiamo vaccinale sulla base che questo è  “sicuro e costa meno”.

VACCINAZIONE DI CANI IN CANILI

Un rifugio per animali è una struttura  che accoglie animali in genere salvati, in attesa di adozione o in  attesa di essere richiesti dai proprietari. In generale, i rifugi per  animali sono caratterizzati da una popolazione di varia origine con  un’anamnesi vaccinale nella maggior parte muta, da un notevole ricambio  di animali e da un elevato rischio di malattie infettive. Il termine  “rifugio” si riferisce a diverse situazioni che vanno da veri e propri  rifugi che ospitano una popolazione stabile, a strutture che ammettono  centinaia di animali al giorno e a famiglie affidatarie che in un  determinato momento accudiscono molti soggetti o nidiate. Proprio come  la strategia vaccinale varia da un animale di proprietà a un altro, così  non esiste una strategia unica per vaccinare gli animali di un rifugio.  Date la probabilità di esposizione e le conseguenze potenzialmente  devastanti di un’infezione, canili e gattili necessitano di un programma  di vaccinazione chiaramente definito.

La pratica medica di un rifugio  differisce da quella di un singolo animale, in quanto i veterinari  devono lavorare in un ambiente dove non è possibile arrivare  all’eradicazione di una malattia infettiva. Tuttavia, in una popolazione  ad alta densità e ad alto rischio, è possibile minimizzare la  diffusione delle infezioni e preservare la salute degli individui non  ancora infetti. Quando l’obiettivo generale è far adottare animali sani,  il tempo e gli sforzi dedicati a controllare le malattie infettive sono  solo una delle molte variabili della gestione e della pratica  veterinaria dei rifugi. Le raccomandazioni fornite in questo documento  cercano di risolvere alcuni problemi tipici di un rifugio, relativi alla  vaccinazione e al controllo di una malattia.

Le linee guida e le raccomandazioni per i vaccini da utilizzare nei canili sono riportate nella Tabella 2.  Le vaccinazioni core possono essere iniziate a 4-6 settimane di età e  le rivaccinazioni devono essere effettuate (quando i fondi lo  permettono) ogni 2 settimane fino a quando gli animali non raggiungono  le 20 settimane di età, se sono ancora in canile in quel momento [EB4].  Se al momento dell’entrata di un animale adulto in un canile la  documentazione relativa alla vaccinazione è inequivocabile, non c’è  ragione di rivaccinare il cane con i vaccini core.

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Il VGG distingue tra un rifugio (canile)  e una pensione per animali. Quest’ultima è una struttura in cui animali  regolarmente vaccinati vengono ospitati temporaneamente per periodi  relativamente brevi (es., quando i proprietari vanno in vacanza). Queste  strutture devono prevedere, quale requisito per accogliere gli animali,  che ogni cane e ogni gatto sia in regola con le vaccinazioni, con i  vaccini core somministrati secondo quanto indicato da queste  linee guida. In queste circostanze, per il cane è anche giustificato il  ricorso a vaccini non-core contro le infezioni respiratorie. Il  VGG è consapevole che in alcuni Paesi i protocolli vaccinali per gli  animali che sono portati in pensione sono formulati dalle autorità  locali e possono essere contrari a queste linee guida (es., insistere  sulla vaccinazione annuale). Il VGG incoraggia tali autorità a  riconsiderate queste raccomandazioni alla luce delle attuali conoscenze  scientifiche e della disponibilità dei prodotti, e spinge la professione  veterinaria e le associazioni nazionali a fare pressione per tale  cambiamento.

Dalla pubblicazione delle linee guida  del 2010, la disponibilità di kit sierologici rapidi ha avuto un impatto  notevole sulla gestione di epidemie di CDV, CPV o FPV in rifugi per  animali [EB3].

CONSIDERAZIONI GENERALI

Gestione veterinaria dei singoli soggetti oltre alla vaccinazione

Nel passato, la pratica veterinaria ha  beneficiato della somministrazione annuale dei vaccini. Esortando i  proprietari a riportare il proprio animale per la vaccinazione, i  veterinari erano in grado di riconoscere e trattare le malattie più  precocemente di quanto non sarebbe avvenuto altrimenti. Oltre a ciò, la  visita annuale forniva la possibilità di informare i clienti di  importanti aspetti relativi alla salute del cane e del gatto.  Sfortunatamente, molti clienti hanno cominciato a credere che la  vaccinazione fosse la ragione più importante delle visite annuali dal  veterinario. I veterinari hanno cominciato a preoccuparsi che riducendo  la frequenza delle vaccinazioni i clienti si dimenticassero della visita  annuale facendo di conseguenza diminuire la qualità delle cure. È  quindi essenziale che i veterinari insistano sull’importanza di tutti  gli aspetti di un programma completo e personalizzato per la cura della  salute degli animali. Bisogna dare enfasi a una raccolta minuziosa  dell’anamnesi, a un esame obiettivo completo eseguito in presenza del  cliente e a una cura su misura per ogni singolo paziente. Durante la  valutazione di ogni singolo animale, deve essere posto l’accento  sull’importanza di cure odontoiatriche, giusta nutrizione, adatti test  diagnostici e controllo dei parassiti e delle zoonosi. Bisogna trattare  gli aspetti comportamentali, così come sottolineare la necessità di  esami più frequenti e personalizzati dei pazienti giovani o geriatrici e  dei soggetti di particolari razze per le quali esistono chiare  predisposizioni per alcune malattie. La chiacchierata sulla vaccinazione  è semplicemente una parte della visita di controllo annuale.

Durante le regolari (in genere annuali) visite di controllo, i veterinari devono valutare la necessità dei vaccini core e non-core per quel particolare anno. Il veterinario deve spiegare al cliente i  tipi di vaccini disponibili, i loro potenziali benefici e i rischi, e la  loro applicabilità a quel particolare animale, in base allo stile di  vita e al rischio di esposizione. Mentre un animale può non ricevere le  vaccinazioni core ogni anno, molti vaccini non-core  (es. vaccini contro la Leptospirosi) richiedono una somministrazione  annuale: in questo modo i proprietari continueranno a vedere il proprio  animale vaccinato ogni anno. È necessario anche trattare l’incidenza  regionale e i fattori di rischio per le diverse malattie infettive.  Devono essere anche ricordati i modi per ridurre l’impatto di malattie  acquisite (es., evitare il sovraffollamento, migliorare la nutrizione,  limitare l’accesso ad animali infetti). Le vaccinazioni devono essere  considerate solo come una componente di un piano personalizzato completo  e preventivo per la salute dell’animale, basato su età, razza, stato di  salute, ambiente (potenziale esposizione ad agenti pericolosi), stile  di vita (contatto con altri animali) e abitudini di viaggio del cane o  del gatto.

Proprio come la popolazione umana si  sposta di più, così fa anche la popolazione degli animali da compagnia,  con conseguente potenziale esposizione ad agenti infettivi, parassiti e  rischi ambientali che non ci sono dove vivono normalmente gli animali.  Venire a conoscenza dei viaggi passati e futuri durante ogni visita  permette una maggiore personalizzazione delle cure preventive e dei test  diagnostici.

Cartella clinica (e libretto vaccinale, NdT)

Al momento della somministrazione del  vaccino, nell’apposita cartella clinica del paziente e sul libretto  vaccinale devono essere

registrate le seguenti informazioni:

• data della somministrazione del vaccino

• identità (nome, iniziali o codice) e firma sul libretto della persona che ha somministrato il vaccino

• nome del vaccino, lotto o numero di serie, data di scadenza e azienda produttrice

• sito e via di somministrazione del vaccino.

L’uso dell’etichetta adesiva del vaccino  e del timbro con i dati del veterinario facilita questo tipo di  registrazione, che in alcuni Paesi è obbligatoria. Devono essere  riportate eventuali reazioni avverse, in modo tale da allertare tutti i  membri dello staff nelle visite future. Il consenso informato deve  essere documentato nella cartella clinica per dimostrare che al cliente  sono state fornite tutte le informazioni rilevanti e che questi ha  autorizzato la procedura (es., uso off-label di prodotti, come discusso  precedentemente). In ultimo, questa nota deve indicare che prima della  vaccinazione si è discusso sui rischi e sui benefici.

Il VGG raccomanda che i certificati di  vaccinazione siano preparati includendo non solo le date di  somministrazione dei vaccini, ma anche un campo dove il veterinario  riporta la data raccomandata per il successivo richiamo, e analogamente  che il libretto vaccinale venga compilato in tutte le parti relative  alla vaccinazione. Questo aiuta a diminuire la confusione nella mente  dei proprietari e dei gestori di canili e gattili.

Si precisa ancora una volta che questo  documento costituisce adattamento e integrazione del testo originale.  Per semplificare la lettura il documento originale (Day et al., 2016) è  stato suddiviso in 2 parti: una prima parte contenente le linee guida  per la vaccinazione del cane e una seconda parte che riguarda invece il  paziente felino. Per una descrizione più dettagliata dell’argomento e  per visionare le schede informative dei diversi vaccini disponibili in  commercio e la lista delle domande più frequenti si rimanda al documento  originale (https://www.wsava.org/WSAVA/media/Documents/Guidelines/WSAVA-Vaccination-Guidelines-2015-Italian.pdf)

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